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Straordinario nelle cose ordinarie
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Personalità

 

STRAORDINARIO NELLE COSE ORDINARIE

     La figura del Servo di Dio appare grandemente lineare dalla tenera età all’estrema vecchiaia. La sua vita ha avuto una caratteristica unica: è stata straordinaria nelle cose ordinarie. Con l’aiuto dello Spirito ha seguito Cristo sulle orme di S. Francesco d’Assisi con prontezza, costanza, gioia.
      Si è impegnato a santificare ogni pensiero, parola ed opera. La sua volontà era tesa a rendere la maggior gloria possibile a Dio in ogni cosa, a mortificare se stesso, a non offendere mai agli altri, anzi ad essere loro utile.

      Fin dalla fanciullezza si sentì attratto dalla vita dei Frati Minori. La sua vocazione fiorì accanto al Santuario di S. Maria Apparve in Ostra, non lontano dalla casa paterna. Lo afferma P. Alfredo in una lettera con la quale prega il P. Superiore del convento di Ostra di ritirare la Cronaca da lui composta: “Volentieri ho lavorato per il Santuario e per il convento di S. Maria Apparve, ove ha germogliato la mia vocazione francescana”. Aveva quindici anni quando vestì l’abito di S. Francesco d’Assisi. Frequentando gli studi liceali si era dato un serio programma di vita, espresso in “Massime spirituali” e con lo “Specchio del Religioso”, aforismi ascetici per lui particolarmente significativi.
      L’impegno della sua preparazione al Sacerdozio può essere riassunto con il giudizio del P. Provinciale, P. Ciro Ortolani da Pesaro, manifestato al Ministro Generale nel proporlo come alunno per gli studi superiori in Filosofia nel Collegio Internazionale di Sant’Antonio in Roma: “Presento a Vostra Paternità Reverendissima il sacerdote P. Alfredo Berta per codesto Collegio: è un giovane pieno di capacità intellettuale e di bontà; ha compiuto quest’anno l’intero corso passivo degli studi con altissima lode: si dedicherà in modo speciale alla filosofia” (Jesi, 10 luglio 1910).
      Anche la sua vita successiva è stata una donazione totale a Cristo: ha coltivato un amore filiale verso Dio, ha irradiato la sua bontà verso il prossimo, ha prediletto “l’altissima povertà”, ha amato in modo particolare Maria Santissima.


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AMORE FILIALE VERSO DIO


       Ha avuto un vivo amore verso Dio con l’osservanza esatta, continua della sua legge.
      L’unione con il Signore si traduce per P. Alfredo in un abbandono totale e in una assoluta disponibilità al suo volere.
      Riconfermato nell’incarico di Ministro Provinciale, nella quinta lettera circolare afferma: “Fu solo per non oppormi alla volontà di Dio che mi sono piegato sotto il peso di un secondo triennio di Provincialato. Difficoltà di varia natura, non poche né lievi, mi rendono assai gravoso quest’ufficio. Tuttavia la doverosa fiducia in Dio e la fondata speranza di trovare in tutti voi una sincera cooperazione e comprensione mi spingono ad affrontare tali difficoltà”.
      Aveva un’intensa vita di “orazione e devozione”, pur nelle molteplici e laboriose occupazioni; riusciva a portare in ogni circostanza un costante senso di Dio, un’attenzione particolare alla sua presenza.
      Trascorreva molto tempo in chiesa davanti a Gesù Sacramentato, che riteneva “centro della nostra Religione, divin Sole della vita soprannaturale, l’unico vero Paradiso in terra”.
      Scrivendo nel 1963 al P. Giuseppe Cecchetti, Ministro Provinciale, diceva: “Come forse saprà, la mia salute declina: mai mi sono sentito vecchio come ora; sono diventato mezzo sordo, mezzo cieco e mezzo muto; ma prima non era così! Siano rese grazie a Dio!”.


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AL SERVIZIO DEI FRATELLI

      Alla comunione con Dio univa un vero amore verso i fratelli. Aveva un carattere riservato, ma fu sempre sensibile e pronto ad aiutare il prossimo, a recare conforto, a lenire sofferenze.
      I delicati e molteplici compiti affidatigli (Maestro dei Collegiali e dei Chierici, Superiore di importanti Comunità, Definitore, Custode e Ministro Provinciale, Visitatore Generale) sono stati svolti con autentico spirito di abnegazione e di servizio e avendo come meta soprattutto il bene spirituale dei confratelli. Le principali esortazioni come Ministro Provinciale riguardano l’osservanza regolare, lo spirito di pietà e di carità.
      Ha irradiato la sua bontà verso il prossimo attraverso le opere di misericordia corporale e spirituale; magari con la penna, come ha fatto con un carcerato, non potendolo visitare di persona.
      Era sempre assiduo al confessionale, e molto ricercato per la direzione spirituale.
      Avendo trascorso quasi l’intera sua vita tra i giovani francescani, li ha coltivati moralmente e intellettualmente nel cammino verso la meta sacerdotale e nei primi passi del loro ministero apostolico. Il suo cuore è stato vicino con la preghiera e con la carità anche a quanti hanno defezionato. Aveva un profondo amore e una tempestiva sollecitudine per ogni loro necessità, teneva desto il loro entusiasmo per l’ideale serafico, assisteva particolarmente i deboli e i colpiti da malattia.


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SPICCATO AMORE PER LE MISSIONI

      Pur rimanendo in patria, mostrò un grande impegno per la salvezza degli infedeli.
      P. Alfredo dal 1922 al 1936 ebbe l’incarico di Procuratore Regionale delle Missioni e dell’Unione Missionaria Francescana nelle Marche.
      Due opere soprattutto caratterizzarono la sua attività per sensibilizzare i fedeli al problema missionario: l’istituzione regionale dell’Unione Missionaria Francescana e l’edizione marchigiana prima in quarta pagina (1922-1928) e poi indipendente del foglietto mensile “Missione Francescane”. Nel 1929 in un breve articolo “Il principalissimo tra i mezzi” affermò: “Per venire in aiuto alle Missioni, molti e vari sono i mezzi, e comunemente vengono compendiati con queste tre parole: Preghiera, Personale, Offerte. Ma il principalissimo tra essi non è già l’offerta o il personale, perché la conversione delle anime non è un affare finanziario o comunque umano che possa decidersi col numero delle persone che vi si applicano, ma è un affare eminentemente spirituale, che suppone il lavorio interno e meraviglioso della grazia per parte di Dio e la docile corrispondenza alla medesima per parte della creatura… Bisogna anzitutto pregare e far pregare”.
      Invitava ad offrire le proprie sofferenze, promuoveva giornate ed esposizioni missionarie, conferenze, trattenimenti musico-letterari, l’iscrizione alle Pontificie Opere Missionarie.
      Quasi settantenne pubblicò la vita di Mons. Eugenio Massi O.F.M. (1955), piccola biografia di un grande Missionario. Successivamente compose l’ "Elenco di Missionari Francescani Marchigiani nei primi secoli dell’Ordine dei Frati Minori fino al 1517" e l’ "Elenco e note biografiche di Missionari Frati Minori della Provincia Picena O.F.M. di S. Giacomo della Marca dal 1517 al 1965".
      I due Elenchi, inediti inizialmente, sono stati pubblicati in un bel volume nel 2003 (come si vedrà negli scritti).


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PREDILESSE LA POVERTA’

      Predilesse “l’altissima povertà, che fa eredi e re del Regno dei cieli, rende poveri di sostanze, ma ricchi di virtù” (S. Francesco, 2a Regola, 6).
      Si accontentava del minimo necessario nelle vesti, nel vitto, nella stanza, nei viaggi affinché Dio fosse l’unico tesoro. Nel 1915, visitando S. Damiano in Assisi, annotò espressamente: “S. Damiano è il luogo, a mio parere , più francescano! Oh, anime santissime, Francesco e Chiara, anche per noi fate che Dio sia l’unico nostro tesoro, poiché allora vi imiteremo meglio nella santa povertà! Amen” (Diario, p. 25).


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DEVOTO DELLA VERGINE SANTISSIMA

      La sua vocazione alla vita francescana fiorì nel Santuario di S. Maria Apparve in Ostra.
      A diciassette anni fece sua una massima spirituale: “Abbi particolare devozione alla Vergine, che è nostra Madre e dispensatrice delle grazie del cielo; in modo particolare pensa spesso alla Passione del suo divin Figlio ed ai suoi acerbissimi dolori”.
      Nel 1932 aveva stipulato per tutta la vita una “Convenzione con il Signore valevole fino all’ultimo respiro incluso”, nella quale, fra l’altro, rinnovava la sua professione francescana per nobilissimi scopi nelle mani della Madonna.
      La presenza materna della Vergine è costante nella sua vita, negli scritti principali, nell’attività.


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ESEMPI DI VITA: LE PAROLE VOLANO, GLI ESEMPI TRASCINANO


      Entrate in vigore le nuove Costituzioni Generali dei Frati Minori, che non prevedevano più la tradizionale Corona francescana appesa al cordone dell’abito, dei confratelli gli domandavano che fine avesse fatto la sua corona, P. Alfredo frugava nel suo logoro taschino e tirava fuori un Rosario scuro e consunto dal tanto pregare, dicendo che la corona non l’aveva buttata via, solo l’aveva cambiata di posto: “Adesso è qui, vicino al cuore”.

* * *

       Un amico dei frati, incaricato per l’acquisto di carbon-coke, aveva giuocato di frode ai danni del commerciante, “soffiandogli” molti chili dal totale dell’importo.
      Scaricata la merce, il truffaldino fece la grande rivelazione, mentre si soffregava le mani per il bel tiro e, soprattutto, per la salutare iniezione praticata nel passivo dell’amministrazione conventuale. Si aspettava perciò un “bravo!” con un bicchiere di vino in più. P. Alfredo invece in tono categorico (con quale meraviglia del “benefattore” lo s’immagina):
- “Bisogna rimediarvi e subito! O si paga il di più o lo si restituisce!”.

* * *

      Era stato ricevuto all’abito del Terz’Ordine, in qualità di cuoco, un tale, purtroppo senz’ombra di vocazione come ben presto risultò. Non aveva pace ne dava pace; andava anzi in cerca di combinarne sempre delle peggiori, sino a provocare il panico nella comunità con minacce e ricatti.
      P. Alfredo con pazienza e mansuetudine lo accostava, lo scongiurava nel nome di Dio e dell’eternità a ravvedersi. Ma niente di niente! gli accorgimenti più umani e caritatevoli si spuntavano tutti contro una corazza di apatia, per non dire di odio.
- “Che abbia io sbagliato strada – pensò P. Alfredo – o che io abbia perlomeno mancato di tatto?”.
      A questo timore, un giorno scese in cucina, gli si inginocchiò davanti supplicandolo di perdonare semmai . . . in qualche modo . . .
      Costui restò ancora sull’ostinato, depose capricciosamente l’abito e se n’andò.
      Ma a tutt’oggi noi rivediamo il Padre così, in quella posizione, pur di recuperare un figlio.
 

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Il Servo di Dio Padre Alfredo Berta dell'Ordine dei Frati Minori

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